Proveniente dal mondo della mtb, lo zaino idrico è una giusta soluzione anche per gli appassionati della corsa strada. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Ecco un accessorio che proviene direttamente dal mondo fuoristrada ed è destinato a essere molto utilizzato anche nel mondo stradale. Lo zaino idrico, infatti, rappresenta un mezzo discreto dal punto di vista dell’ingombro e della praticità dell’utilizzo per non incorrere in uno dei problemi più temuti dal ciclista: la disidratazione.
Inoltre, l’uso dello zaino idrico permette in qualche caso anche una serie di possibilità offerte dalla natura stessa dell’accessorio.
Cos’è e come è fatto
Lo zaino idrico, probabilmente, nasce dall’intuizione felice di qualche persona che ha osservato con spirito di inventiva un animale per certi aspetti straordinario: il cammello. Il cammello è noto a tutti per la sua capacità di resistere al caldo nel deserto e, soprattutto, per non avere la necessità di bere come altri animali da monta o da soma. Un rifornimento di acqua basta al cammello per resistere molto più tempo, ad esempio, del cavallo. Ma dove e come la natura ha realizzato questa sorta di prodigio? La risposta risiede nelle caratteristiche gobbe sulla schiena. Al loro interno, infatti, sono contenute due cavità naturali, di natura ossea, che servono proprio per contenere grosse quantità di acqua. In pratica, si tratta di due serbatoi di scorta che i cammelli riempiono quando sostano nelle oasi e che si portano dietro come riserva nelle loro peregrinazioni sotto “l’incudine del sole”. Gli zaini idrici copiano e trasformano questa possibilità proprio per le necessità dei ciclisti che, “come specie erranti”, hanno bisogno di acqua in quantità. La realizzazione di questo accessorio, per sommi capi, rispetta la stessa procedura, così come uguale è il funzionamento dei vari modelli. Le differenze risiedono nell’abilità di ogni costruttore di apportare modifiche migliorative e particolari ai propri prodotti. Ma di queste parleremo dopo, andando a vedere caso per caso.
Il funzionamento
In linea generale, possiamo dire che gli zaini idrici sono dei veri e propri zainetti da portare sulle spalle, seppure di dimensioni ridotte e di ingombri minimi ma che, al posto del vano da riempire, contengono una sacca in materiale sintetico antiodore e antibatterico che contiene il liquido. Questa sacca, estraibile dallo zaino per le operazioni di riempimento, oltre all’apertura deputata al carico e allo scarico del “carburante”, ha anche un foro da cui esce un tubicino, dello spessore di alcuni millimetri, in genere al di sotto del centimetro, che dalla schiena passa sulla spalla per raggiungere la parte anteriore dell’atleta. All’estremità di questo tubo è posta una valvola, migliorata nel corso degli anni e oramai perfetta per il suo funzionamento, che serve anche come boccaglio per suggere il liquido. Lo zainetto si indossa come un normale zaino sulla spalla e, grazie a delle cinture di sicurezza regolabili, si mantiene fermo anche nelle azioni fuorisella e negli scatti non proprio composti. In qualche caso, il tubicino può essere fissato alla maglietta con una clip minuscola e la valvola sistemata molto vicina alla bocca. Le possibilità offerte da questa soluzione, oltre al trasporto di una quantità maggiore di acqua rispetto al contenuto normale delle due borracce generalmente montate sulle specialissime, risiede nella praticità di accesso al liquido, senza levare le mani dal manurio.
Fatti per la strada
La capacità di questi zaini idrici è molto variabile e va dal mezzo litro fino ai due litri e oltre. I modelli che abbiamo preso in considerazione in queste pagine sono stati studiati in modo specifico per un utilizzo stradale. In altre parole, ci troviamo di fronte a modelli molto piccoli, leggeri e poco ingombranti e con contenuto medio di circa un litro. In ambiente fuoristrada, invece, è facilissimo trovare zaini idrici di dimensioni più generose che, oltre a contenere più liquido, permettono di portarsi dietro anche altri accessori che generalmente trovano invece posto nelle tasche della maglietta. Non è affatto escluso, però, che la diffusione di questi zaini più grandi prenda piede anche su strada, soprattutto in funzione dei viaggi turistici e di chi pedala per puro divertimento con un qualcosa dello spirito di avventura e “vagabondaggio” che l’immagine dello zaino e del bivacco, inconfutabilmente, porta con sé. Molto più fruibile, invece, è l’utilizzo di questi zaini di dimensioni medie e piccole anche nelle manifestazioni tipo granfondo. All’interno dello scomparto di alloggiamento della sacca del liquido, quando non anche in altri scomparti spesso presenti, c’è spesso anche il posto per altri accessori come manicotti e gambali, mantellina, camera d’aria di scorta e il rifornimento. Ma entriamo nei dettagli degli zaini idrici presi in considerazione.
Mediamente piccoli
Facendo una panoramica ad ampio raggio su quello che abbiamo ricevuto in redazione, partiamo dal principio con cui abbiamo effettuato la nostra scelta. Come detto, infatti, ci siamo orientati, nell’analisi, verso una scelta di zaini di piccola e medio-piccola dimensione.
Sicuramente adatti all’uso stradale, ci sembrano infatti quanto di meglio e utile, per ora, il mercato offre a chi vuole iniziare questo esperimento. La struttura degli zaini che abbiamo ricevuto è sempre la stessa, quello che cambia sono alcuni particolari di costruzione che rappresentano poi il fascino tecnico e divertente di questo nuovo accessorio. L’ingombro di tutti i modelli sulle spalle è veramente ridotto, così come il peso specifico sia “a secco” che “pieno”. Pedalando, i nostri tester ci hanno detto di non sentirne quasi la presenza. Le bretelle, che servono per il suo trasporto, sono in qualche caso imbottite e in altri realizzate con un sistema a rete che, oltre a sostenere lo zaino, permette una ventilazione molto buona della parte interessata.
Il sistema di lavorazione a rete è peraltro utilizzato, in qualche caso, anche nella realizzazione di altre parti dello zaino che sono strutturali al contenimento della sacca, limitando il peso. Alle due bretelle principali si sommano, in quasi tutti i casi, altre cinte, generalmente due, che servono per tenere lo zaino ben saldo e fermo sulla schiena. Ce ne è una nella zona mediana che si allaccia al centro del petto e un’altra, in basso, che si allaccia intorno alla vita. Sia gli spallacci che le cinte sono regolabili e di ingombri veramente ridotti. Gli zaini hanno tutti una forma molto schiacciata sulla schiena e sono realizzati per non inficiare affatto, in qualche caso, anzi, migliorare il coefficiente aerodinamico che su strada è sempre determinante. I tubi di collegamento tra sacca e valvola vengono assicurati allo zaino mediante dei passaggi obbligati all’interno di alcune asole presenti sugli spallacci. Il loro percorso, quindi, è “obbligato” stabilmente per non dare alcun fastidio durante la marcia e, anzi, permettere un rapido e facile accesso alla valvola. Per bere basta avvicinarla alla bocca, premere leggermente con i denti o con le labbra e succhiare, come si fa con una cannuccia. Il circuito chiuso del tubo permette l’arrivo immediato del liquido, che può essere assunto in piccoli sorsi o in quantità. Alcuni zaini hanno delle parti riflettenti nella zona posteriore, che sono utili nelle situazioni di scarsa luminosità. Altri, i modelli un po’ più grandi, hanno delle ulteriori tasche applicate che offrono la possibilità di trasporto di piccoli oggetti e, in qualche caso, un cinta elastica che può assicurare allo zaino anche alcuni indumenti come, ad esempio, una mantellina o una maglietta di ricambio. Per ora ci fermiamo a questa descrizione generale e di presentazione di questo nuovo accessorio per il ciclismo su strada, ma non tarderemo a proporvi delle panoramiche su questo mondo che sembra davvero in grande fermento, e a ragione. Un’ultima curiosità: è stata da poco approvata dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti d’America la scelta di equipaggiare il corpo dei Marines con un modello di zaino idrico nella dotazione di guerra.