Il mondo delle gravel bike, cioè quei modelli a metà strada tra biciclette da corsa e ciclocross e che hanno elementi in comune anche con le mountain bike, ci sta particolarmente a cuore perché, a nostro avviso, rappresenta un modo interessante di praticare il ciclismo al giorno d’oggi: le gravel bike sono compagne perfette per effettuare uscite “epiche” su due ruote, per pedalare su quasi tutti i tipi di fondo e di percorsi e, perché no, per affrontare senza troppi stress gli asfalti spesso dissestati delle nostre strade.
Questa opinione si scontra con il parere di quelli che invece il gravel biking lo considerano solo un’operazione commerciale, di chi lo reputa una mera creazione “ad hoc” di una categoria merceologica di biciclette che in fin dei conti esisteva già, bici da ciclocross con gomme un po’ più larghe. Ma c’è anche chi considera una gravel bike come una mountain bike da 29 pollici con un manubrio da corsa… Fughiamo allora ogni forma di dubbio in merito al nuovo genere e diciamo allora che sì, di una certa parentela si può effettivamente parlare se si paragona una gravel bike a una bici da ciclocross, ma in realtà, l’angolo di sterzo più “chiuso” (per affrontare con più reattività le curve) e la scatola movimento più alta (per superare più agevolmente gli ostacoli) assegnano alle bici da ciclopratismo caratteristiche di guida molto differenti rispetto alle più “lente e pigre” gravel bike.
E le distanze diventano ancora più ampie se si prova a paragonare una gravel bike a una mountain bike 29er, in particolare se hardtail, quelle con telaio senza sospensioni e con forcella ammortizzata, le più diffuse. Su questo genere di bici, infatti, il carro posteriore è più compatto di quello di una gravel bike. Inoltre, il rapporto volumetrico tra retrotreno e avantreno è decisamente sbilanciato a favore del primo e questo accade in maniera molto più marcata di quello che invece si può ravvisare su una gravel bike. Differenze di questo tipo scaturiscono principalmente da una più accentuata gradazione sloping delle mtb hardtail (che serve ad affrontare più agilmente le situazioni tecniche estreme) e da una maggiore angolazione del tubo verticale (che favorisce una posizione di seduta arretrata per affrontare le discese con pendenza elevata). Diverso è inoltre l’angolo di sterzo, che su una mtb 29er è più “aperto” rispetto a una gravel bike, sempre con l’obiettivo di superare nel migliore dei modi i passaggi tecnici e gestire meglio improvvise situazioni critiche che possono presentarsi in curva.
Caratteristiche geometriche simili sono invece assenti sulle gravel bike, così come meno marcato è su questa tipologia di bici il passaggio concesso dai foderi posteriori alle coperture: sulle mtb hardtail si arriva anche a 2.22.3 pollici di sezione massima consentita, mentre sulle gravel bike il limite massimo è di 2-2.1 pollici e solo nel caso delle gravel più esasperate. Detto questo, nessuno vieta di montare un manubrio di una bici da corsa sulla sua mountain bike per inventarsi la sua gravel bike “fatta in casa”, così come la stessa cosa si potrebbe fare anche con una bici da ciclocross, magari montando coperture più artigliate. Ma in entrambi i casi, e in particolare in quello delle mountain bike, le caratteristiche di guida non saranno in linea con quello che dovrebbe essere il vero gravel biking.