Alle volte basta un sorriso. E se quel sorriso è notturno, magari con la luna che riflette i suoi colori sulla superficie di un lago, allora si accende la speranza. Quella di ritrovare, non soltanto in questi luoghi sopiti, quella pace e quella tranquillità che offrono alle due ruote il palcoscenico ideale per sentirsi “esploratori in sella”. Montefiascone, Capodimonte, Grotte di Castro, Bolsena, Civita di Bagnoregio: cinque capisaldi di un itinerario piacevole, tecnicamente interessante e non troppo impegnativo, con una serie di scorci paesaggistici notevoli; e con la consapevolezza di riuscire a far convivere assieme sport, natura e storia.
Ragione e sentimento
Ragione e sentimento devono guidare il ciclista in queste lande al confine tra Lazio e Toscana, laddove la via Cassia ha disegnato un percorso ricco di complessità storiche e naturalistiche. La relativa lunghezza complessiva del percorso proposto (una ottantina di chilometri), di facile accesso per tutti, offre l’opportunità di soste e brevi digressioni, che solleticano l’appetito di cultura e paesaggi del cicloturista.
Partiamo dall’alto, tanto per orientarci meglio. La terrazza di Montefiascone offre una vista a 360 gradi. Viterbo e i Cimini a sud, il lago a Nord, e la campagna che disegna il restante perimetro ai bordi della Via Francigena; lungo il tracciato che proviene da Canterbury, passa per Acquapendente, ed era attraversato dai pellegrini che, passando per Viterbo, si dirigevano a Roma.
Est! Est! Est!
Prima di partire da Montefiascone sarà opportuno rifornirsi d’acqua e non certo del famoso moscatello che avremo opportunità di gustare al ritorno!
La leggenda narra di un tale Giovanni Defuc, amante del bere che nel suo viaggio verso Roma si fermava nei paesi dove trovava del buon vino. Egli era sempre preceduto da un servo, il quale era solito segnalare le buone cantine con ”Est“ (è latino). Giunto nella cantina di Montefiascone trovò tanto buon vino che lo segnalò con Est! Est! Est! Raggiunto il suo servo, Defuc decise di fermarsi a Montefiascone dove morì soddisfatto dei suoi anni trascorsi a bere questo prezioso moscatello.
Ma torniamo in sella, e riprendiamo la strada verso Marta, in lieve discesa. Poco più di cinque chilometri veloci e piacevoli, fiancheggiati da filari di olivi che fanno venire la voglia di fermarsi a gustare il fresco (specie se si affronta questo tracciato nei mesi caldi). Tra l’altro questa è una delle poche zone ombreggiate di tutto il percorso.
Sulla riva del lago
Dopo l’ingresso della provinciale di Marta, pedaliamo per 13 chilometri fino a svoltare a destra verso Capodimonte, dove è in programma la prima sosta per visitare questo borgo decisamente interessante, che si specchia nel lago di Bolsena.
Dal lungolago torniamo sulla provinciale, poco trafficata, e comunque sufficientemente larga per non creare problemi alle due ruote. Ci avviciniamo così alle prime due ondulazioni della giornata. Le pendenze non sono eccessive (fino al 10 per cento) e comunque sono facilitate dalla relativa lunghezza dell’ascesa. Dopo venti chilometri imbocchiamo la strada a destra per Valentano, e dopo un chilometro e mezzo scarso di salita, in prossimità di un crocifisso che presidia una cava, si svolta ancora a destra per scendere verso la Cassia. Un lungo rettilineo dopo un paio di saliscendi introduce ai 3 chilometri di ascensione regolare verso la località “La Montagna”.
Le grotte di Castro
Stiamo entrando in una delle zone del lago più ricche di storia. Qui, quasi tutti i borghi medioevali hanno qualcosa da raccontare. Al bivio posto sulla cima di questa breve salita potremmo scegliere se incontrare Gradoli o puntare subito verso Grotte di Castro. Entrambi i luoghi sono degni di essere visitati, così come la vicina Onano, e da tutte queste località è possibile godere di scorci suggestivi del lago. Noi abbiamo scelto di andare a Grotte di Castro e dall’abitato si scende velocemente verso le Grotte, che troviamo sulla sinistra non appena termina la discesa. Le origini di questo paese risalgono al periodo etrusco con un insediamento di nome Tiro. Venne poi conquistato dai romani e all’epoca delle persecuzioni dei cristiani vennero scavate delle catacombe per sfuggire alle minacce romane. Le catacombe hanno quindi dato origine al nome del paese.
Bolsena e Bagnoregio
Continuiamo a pedalare e poco dopo c’è un bivio a sinistra e uno successivo a destra. Siamo sulla Cassia, pronti a percorrere, tutti di un fiato, i sette chilometri che ci separano da Bolsena. Il Castello Monaldeschi è l’indicatore della bellezza di questo borgo arroccato sulla collina. I più audaci possono esplorare questo paese dal basso verso l’alto, ma il nostro consiglio è quello di percorrere la salita verso il Monte Panaro (la cosiddetta “panoramica”) fino al grande maniero per poi ridiscendere per gli stretti vicoli.
Ma le sorprese paesaggistiche non finiscono certo a Bolsena. Lungo la dolce salita “panoramica” è possibile affacciarsi più volte verso il lago, così da vedere in lontananza anche le due isole, Bisentina e Martana, che emergono dalle sue acque profonde ben 146 metri. Dopo tre chilometri di salita si piega a destra per Bagnoregio e si sale ancora, con qualche leggero strappo, per un paio di chilometri in solitaria, nel silenzio più totale.
Un paese disabitato
Una lungha discesa, intervallata da brevi saliscendi per giungere a Bagnoregio, preludio di uno dei luoghi più affascinanti dell’intera penisola italica: Civita di Bagnoregio. Il primo borgo che introduce alla Civita è un lungo budello tra case e palazzotti della borghesia del tempo. Poi, improvvisamente, la rocca della Civita. Uno spettacolo straordinario, da visitare assolutamente, anche se si dovrà portare la bicicletta a mano lungo il ponte che la congiunge al belvedere e al borgo di Bagnoregio. Qui a Civita si riscoprono antichi sapori ed è piacevole sostare un po’ nella piazza centrale, dove il tempo sembra essersi fermato a sette-otto secoli fa. Attenzione alla discesa prima del ponte e alla relativa risalita; così come dal ponte verso la porta della Civita. Un esercizio di equilibrismo e soprattutto di adattamento alle grandi pendenze, nel quale ciascuno vorrà sentire nelle gambe la potenza e la determinazione dei grandi “grimpeur”.
Si torna a casa
Dietro front, e all’uscita di Bagnoregio, sempre in senso opposto, si piega a sinistra e, dopo poche centinaia di metri a destra, direzione Montefiascone. Qui bisogna affrontare una salita di un chilometro circa, con pendenze interessanti. Poi, dopo altre brevi ondulazioni, si scende fino al bivio con la SS 71. Si svolta a sinistra e, fatta eccezione per un breve, ma secco strappo, si approda dolcemente verso Montefiascone, che vediamo avvicinarsi con il Duomo ottagonale in bella evidenza.
Si conclude così il nostro giro, un contatto con natura e storia, premiato anche con la soddisfazione per il palato: vino e tozzetti per rifocillare il ciclista stanco e appagato di cultura. O forse la stanchezza sarà soltanto una scusa per essere accolti e rigenerati dal gusto particolare del famoso moscatello