Pedalare sulle strade interpoderali, poco trafficate e altimetricamente interessanti, tra campi di grano e piccoli, affascinanti borghi, è ciò che l’Appennino modenese offre al ciclista più curioso.
Ognuno decanta per affetto la propria terra, esagerandone qualità e caratteristiche, dettate più da campanilismo che da fattori oggettivi. Penso che ogni luogo sia di per sé unico e questa sua unicità, se letta e interpretata correttamente, regala comunque grandi emozioni. Ho scoperto così che pedalare, tanto nelle Alpi quanto negli Appennini o nelle Dolomiti, è in ogni caso molto divertente: in primo luogo perché si prova piacere nel gesto atletico che si compie e poi perché si riesce a conoscere e a vivere più intensamente l’ambiente che ci circonda. In proporzioni differenti, tutto il mondo dei ciclisti sposa queste due condizioni. Personalmente ritengo che gli Appennini siano estremamente interessanti per ciclisti di ogni livello, per alcuni aspetti fondamentali. L’affluenza turistica è molto inferiore rispetto alle aree alpine e, di conseguenza, traffico e rischi ad essa legati sono molto ridotti; inoltre, proprio per caratteristiche geografiche (e altimetriche), in Appennino si può pedalare su un grande numero di strade poderali. I piccoli borghi appenninici sono infatti tutti collegati tra loro da strade, per la maggior parte asfaltate, che presentano caratteristiche ottimali per il fanatico dei dislivelli.
Nella provincia di Modena
A zonzo nella provincia di Modena, siamo andati alla ricerca di saliscendi classici per i ciclisti della zona. Siamo nel distretto in cui si svolge la maratona dell’Abetone, ma questa volta, senza strafare in kilometri, proponiamo un anello di alcune ore, che possa essere un invito a chi, non essendo del luogo, desideri trascorrere qualche giorno da queste parti. Per “il giro” coinvolgiamo direttamente la “Nuova Corti”, un grande negozio di Sassuolo (paese della ceramica che ospitò, lo scorso anno, un arrivo di tappa del Giro) con alle spalle un altrettanto grande team di granfondo: oltre un centinaio di iscritti di tutte le misure e carature (a iniziare da un nome illustre come Claudio Vandelli, olimpionico a Los Angeles). Sono questa volta della partita Davide Montanari, un trascorso da dilettante e numerose vittorie nella borraccia, Stefano Lipparini e Alessandro Barbieri, tra le punte della squadra.
Le prime colline
Alla mia media e non alla loro, ovviamente, partiamo dal negozio alla volta delle Terme della Salvarola. Poco fuori dell’abitato prendiamo per Serramazzoni e la strada attacca subito le prime colline. La giornata è fantastica e il nastro d’asfalto si perde nella vastità dei verdi dei campi. La salita sembra iniziare in modo brutale, ma si assesta subito su dei massimi del 5 per cento con una buona continuità. Il fondo è perfetto se non per il colore: l’asfalto riflette un calore micidiale.
Dalla quota di 115 m si sale per scollinare dopo alcune rotture di pendenza che consentono di alleggerire l’andatura. Al km 6.5 siamo a circa 350 m. Scolliniamo affrontando una leggera discesa a mezza costa per poi riprendere leggermente a salire. A 560 m, in località Montebaranzone, un nuovo scollinamento. Sono circa 7 kilometri di salita che sarebbe meglio affrontare con un poco più di riscaldamento nelle gambe. I ragazzi usano il 53, io sono… già alla frutta! Si ridiscende per poco, solo il tempo di illudersi, per poi risalire in direzione Varana fino a 720 m. Abbiamo percorso circa 21 kilometri, che rappresentano un riscaldamento sufficiente per tutti.
Tra i campi di grano
All’incrocio di S. Pellegrinetto attraversiamo la strada per poi tuffarci in una minuscola strada che precipita verso l’impluvio antistante. Sono circa 4 kilometri in cui perdiamo 350 metri di quota. È una strada stretta ma bellissima, un sottile nastro che si perde fra gli alberi e fra i campi di grano. In questi piccoli “sentieri asfaltati” si apprezza tutta la montagna appenninica fatta di corsi d’acqua brevi e tormentati, di valli che cambiano forma da un anno all’altro (è rinomata la franosità e la erodibilità di alcune rocce dell’Appennino) e di gente, poco abituata al turismo, che ti guarda per capire cosa ci faccia un ciclista multicolore in un posto come quello.
Sale la temperatura
In 300 metri di discesa la temperatura risale decisamente. Partire presto la mattina, in Appennino, permette di fuggire le afe padane delle ore più calde del giorno. In quota l’aria è fresca e tersa e pedalare sembra sia meno pesante. Dal ponte di Gombola si risale alla volta di Polinago. La strada si distacca subito dall’alveo del torrente per risalire a mezza costa. Affrontiamo questa salita di quasi 10 kilometri che ci porterà a scollinare sugli 800 metri. Il 5-6 per cento di pendenza media si innalza a tratti fino all’8 per cento.
Dopo una quarantina di kilometri raggiungiamo Polinago, dove si scollina per poi ridiscendere su una strada a tornanti con un buon fondo stradale, fino ad arrivare ai 450 m dell’impluvio. Polinago è noto fin dall’anno 1000, e la Pieve, del 1035, è l’edificio più antico. In questo borgo, che ad oggi conta circa duemila abitanti, il 15 e il 16 agosto si può assistere alla sagra di S. Maria e alla Fiera mercato.
Si risale di 200 metri e si ridiscende di 100 su una bella strada, dal fondo perfetto, articolata in curvoni e rettilinei. Dopo 57 kilometri raggiungiamo Pavullo, una delle località più rinomate dell’Appennino modenese. Anticamente Pavullo ricopriva una posizione strategica dal punto di vista commerciale, fin dal periodo medievale, essendo sede di importanti fiere. Successivamente divenne capoluogo del Frignano, anche grazie alla costruzione della via Vandelli e della via Giardini che intensificarono i rapporti con Modena.
Nella terra delle ciliegie
Attraversata la SS 12 (dell’Abetone e del Brennero) riprendiamo leggermente a salire in direzione Ponte di Samone. Si tratta di una salita leggera, dove in una manciata di kilometri si guadagnano circa 100 metri. Di conseguenza, lo scollinamento leggerissimo sui 784 m ci introduce a una discesa piuttosto lunga, oltre 10 kilometri, che ci porta al fondovalle. Le basse quote sono annunciate dall’aumento dell’afa e da una leggera foschia. Da Ponte di Samone (230 m) prendiamo in direzione Vignola, la terra delle ciliegie, nei cui pressi ci fermiamo a gustare, e ad apprezzare, qualche frutto.