Come Montare e Smontare la Ruota Posteriore di una Bici

Montare e smontare la ruota di una bicicletta è una cosa estremamente semplice se si conoscono le operazioni da fare, mentre diventa maledettamente complicata se si sbaglia a posizionare i vari componenti.

Dunque, prima di tutto considera che la catena ingaggia e abbandona più facilmente la trasmissione quanto più la tensione di maglie e piolini è minore. Questo significa che, per smontare e rimontare la ruota posteriore, la situazione migliore è che la catena sia posizionata sul più piccolo dei pignoni su cui agisce il cambio posteriore e sulla più piccola delle corone della guarnitura.

Procedi dunque rilasciando la leva del quick release e, una volta fatto questo, accertati che il mozzo sia in quel momento davvero svincolato e non sia ancora un po’ stretto perché il dado del quick release è ancora un po’ troppo avvitato. Il passo successivo è agire sulla leva di rilascio del freno per consentire alla copertura di fuoriuscire agevolmente, senza essere intralciata dai pattini. Fatto questo, dai un colpettino con il palmo della mano sulla gomma, direzionando il colpo in senso inverso alla direzione di accesso dei due forcellini su cui è inserito l’asse del mozzo. La ruota, a quel punto, è svincolata dal telaio, ma è ancora “appesa” alla bici visto che la catena rimane innestata sugli ingranaggi a causa dell’azione del bilanciere del cambio.

Con una mano tira indietro il bilanciere per svincolare del tutto la trasmissione e, di conseguenza, sfilare la ruota. Per rimontare il tutto, la procedura da seguire è esattamente quella inversa. In questo caso l’accortezza in più sarà quella di verificare che, una volta inserito nei forcellini, l’asse del mozzo sia perfettamente posizionato a battuta in modo da garantire il perfetto allineamento della ruota

 

Gravel e 29er – Differenze

Il mondo delle gravel bike, cioè quei modelli a metà strada tra biciclette da corsa e ciclocross e che hanno elementi in comune anche con le mountain bike, ci sta particolarmente a cuore perché, a nostro avviso, rappresenta un modo interessante di praticare il ciclismo al giorno d’oggi: le gravel bike sono compagne perfette per effettuare uscite “epiche” su due ruote, per pedalare su quasi tutti i tipi di fondo e di percorsi e, perché no, per affrontare senza troppi stress gli asfalti spesso dissestati delle nostre strade.

Questa opinione si scontra con il parere di quelli che invece il gravel biking lo considerano solo un’operazione commerciale, di chi lo reputa una mera creazione “ad hoc” di una categoria merceologica di biciclette che in fin dei conti esisteva già, bici da ciclocross con gomme un po’ più larghe. Ma c’è anche chi considera una gravel bike come una mountain bike da 29 pollici con un manubrio da corsa… Fughiamo allora ogni forma di dubbio in merito al nuovo genere e diciamo allora che sì, di una certa parentela si può effettivamente parlare se si paragona una gravel bike a una bici da ciclocross, ma in realtà, l’angolo di sterzo più “chiuso” (per affrontare con più reattività le curve) e la scatola movimento più alta (per superare più agevolmente gli ostacoli) assegnano alle bici da ciclopratismo caratteristiche di guida molto differenti rispetto alle più “lente e pigre” gravel bike.

E le distanze diventano ancora più ampie se si prova a paragonare una gravel bike a una mountain bike 29er, in particolare se hardtail, quelle con telaio senza sospensioni e con forcella ammortizzata, le più diffuse. Su questo genere di bici, infatti, il carro posteriore è più compatto di quello di una gravel bike. Inoltre, il rapporto volumetrico tra retrotreno e avantreno è decisamente sbilanciato a favore del primo e questo accade in maniera molto più marcata di quello che invece si può ravvisare su una gravel bike. Differenze di questo tipo scaturiscono principalmente da una più accentuata gradazione sloping delle mtb hardtail (che serve ad affrontare più agilmente le situazioni tecniche estreme) e da una maggiore angolazione del tubo verticale (che favorisce una posizione di seduta arretrata per affrontare le discese con pendenza elevata). Diverso è inoltre l’angolo di sterzo, che su una mtb 29er è più “aperto” rispetto a una gravel bike, sempre con l’obiettivo di superare nel migliore dei modi i passaggi tecnici e gestire meglio improvvise situazioni critiche che possono presentarsi in curva.

Caratteristiche geometriche simili sono invece assenti sulle gravel bike, così come meno marcato è su questa tipologia di bici il passaggio concesso dai foderi posteriori alle coperture: sulle mtb hardtail si arriva anche a 2.22.3 pollici di sezione massima consentita, mentre sulle gravel bike il limite massimo è di 2-2.1 pollici e solo nel caso delle gravel più esasperate. Detto questo, nessuno vieta di montare un manubrio di una bici da corsa sulla sua mountain bike per inventarsi la sua gravel bike “fatta in casa”, così come la stessa cosa si potrebbe fare anche con una bici da ciclocross, magari montando coperture più artigliate. Ma in entrambi i casi, e in particolare in quello delle mountain bike, le caratteristiche di guida non saranno in linea con quello che dovrebbe essere il vero gravel biking.

Come Riprendere l’Allenamento a Gennaio

Gennaio è il mese della ripresa degli allenamenti in bici, almeno per chi vorrà affrontare le primissime granfondo e mediofondo che il calendario propone. Questo mese segna il passaggio da una preparazione di base a una gradualmente più specifica verso i ritmi, le andature e gli impegni di gara. Oltre a ripristinare gradualmente l’abitudine a pedalare in sella per diverse ore e per molti chilometri, le uscite in bicicletta devono anche determinare un miglioramento della tecnica di pedalata per produrre azioni più efficaci, più potenti e, al tempo stesso, più economiche dal punto di vista energetico. Per sviluppare e ripristinare queste condizioni in modo razionale e nel miglior modo possibile, facciamo alcune considerazioni preliminari.

Chi non avrà ancora alle spalle un sufficiente periodo di allenamento (circa quattro-sei settimane) dovrà preparare le basi fisiche sulle quali costruire con gradualità il lavoro in bicicletta.

Per chi, invece, avrà effettuato allenamenti di fondo attraverso altre attività (rulli o ciclotraining, palestra, corsa a piedi, sci, nuoto o altro), sarà giunto il momento di iniziare a trasferirlo sulla bicicletta con allenamenti specifici.

Tutti gli allenamenti saranno eseguiti sempre in bici, mentre in quelle situazioni ambientali e climatiche ancora troppo rigide le attività alternative al lavoro in bicicletta (corsa a piedi, attività aerobiche al coperto e in palestra, rulli) dovranno per forza di cose fare ancora parte del programma di allenamento.

L’incremento del fondo continuerà a essere l’obiettivo principale. Le esercitazioni per sviluppare questa capacità dovranno essere realizzate in regime di resistenza aerobica, cioè nell’intervallo di frequenza cardiaca individuato per il fondo lento, lungo e medio. Questi possono variare individualmente tra i 120 e i 140-160 battiti al minuto, anche in funzione del tipo di percorso affrontato.

La durata degli allenamenti di fondo dovrà essere gradualmente crescente, in modo da aumentare il numero dei kilometri percorsi e, quindi, la quantità del lavoro effettuato. È naturale che il minimo previsto per un lavoro di questo genere sarà di circa un’ora, per poi diventare sempre più impegnativo.

In questa fase acquisterà importanza anche il potenziamento muscolare specifico, cioè quello di quei gruppi muscolari coinvolti e attivati nell’azione della pedalata: in particolare, il quadricipite nella regione anteriore della coscia e il bicipite in quella posteriore, nonché il polpaccio nella regione posteriore della gamba.

Le esercitazioni di potenziamento muscolare specifico troveranno il loro naturale sviluppo realizzando in salita prove ripetute, cioè variazioni di ritmo effettuate più volte, per questo “ripetute” nel corso della stessa seduta di allenamento.

Le prove ripetute in salita potranno avere una durata tra i 90 secondi e i 2-3 minuti di impegno. In salita si dovrà mantenere una cadenza di pedalata di circa 40-60 rpm. Dopo ogni variazione di questo tipo dovrà necessariamente seguire un recupero relativamente breve, di circa 2-3 minuti, ma, se necessario, anche qualcosa di più, soprattutto le prime volte.

Il potenziamento in salita dovrà essere realizzato su una base di efficienza muscolare ben sviluppata nel periodo precedente, cioè nelle esercitazioni generalmente effettuate durante il mese di dicembre. Chi non avesse ben completato, a tempo dovuto, questo tipo di preparazione, è tuttavia ancora in tempo per farlo con alcune sedute in palestra, utilizzando macchine o pesi, o con uscite su percorsi da ondulati a misti, progressivamente più impegnativi.

Gli esercizi di ginnastica e di stretching, utilizzati per favorire inizialmente il riscaldamento e il recupero a fine allenamento, dovranno naturalmente essere sempre effettuati in tutte le sedute.

Come Configurare i Comandi di una Mountain Bike

La nostra guida passo dopo passo vi spiega come impostare il manubrio e i comandi per una pedalata ottimale e la comodità personale.

Taglio manubrio
Se siete stretti di spalle potreste trovare i manubri moderni un po’ troppo larghi, ma prima di tagliarli fate scivolare le manopole e i comandi di 5 mm da entrambe le terminazioni, poi correte per un mese e vedete se la nuova posizione è più comoda. Se lo è, allora tagliate le estremità con un seghetto per metallo. Se avete un manubrio in carbonio, avvolgete l’area da tagliare con nastro adesivo di carta per ridurre il rischio di delaminazione.

Rotazione manubrio
I manubri hanno un certo livello di inclinazione posteriore e molti hanno anche alcuni gradi verso l’alto. Ruotando il manubrio nella chiusura dell’attacco cambia la posizione dei controlli. Come posizionerete il manubrio dipenderà dal gusto personale e dallo stile di guida, ma la maggioranza dei corridori opta per una posizione dove la sezione in salita (fra le curve) è vicina alla verticale. Ciò consente una posizione neutrale dei comandi sul manubrio.

Angolazione manubrio
Allentate i bulloni di chiusura dello sterzo dell’attacco e date uno strattone al manubrio per liberare l’attacco. Non lasciate che sia così allentato al punto da oscillare o sarà difficile mantenere l’attacco nella corretta posizione mentre si stringono i bulloni. Con la ruota davanti tenuta saldamente fra le ginocchia, fate regolazioni fini fino a trovare la posizione in asse. Possono volerci alcuni minuti e un po’ di attenzione per eseguire correttamente l’operazione.

Chiusura bulloni
Usate un set di chiavi a brugola a sfera con manico a T e girate fino a quando la testa del bullone non entra nella sua sede. La maggior parte dei bulloni di chiusura richiede una pressione compresa tra 3 e 6 Nm. Vi raccomandiamo di usare una chiave dinamometrica per bici, ma se non ce l’avete, è la stessa forza che usereste per aprire una maniglia.

Attacco manubrio
Stringere regolarmente e accuratamente i bulloni dell’attacco manubrio è essenziale per una postura comoda e sicura. I due bulloni superiori non devono assolutamente essere chiusi al punto che la parte superiore del frontale tocchi la parte superiore dell’attacco, lasciando i due bulloni inferiori a malapena inseriti nel filetto. Ciò distribuisce male la forza di chiusura dell’attacco e può causare gravi danni al manubrio.

Bolt bolance
I bulloni su un lato dell’attacco possono allentarsi mentre si stringono quelli sull’altro lato. Per evitare che ciò accada è necessairo procedere a x. Avvitate tutti i bulloni con le dita, quindi stringete il bullone superiore di destra di due giri, poi quello inferiore di sinistra, quello superiore di sinistra e infine il bullone inferiore di destra, sempre di due giri. Seguite lo schema mantenendo regolare la distanza tra la piastra frontale e l’attacco.

Presa
Vi raccomandiamo di scegliere manopole adatte a diverse condizioni climatiche. Scegliete un set che si adatti alla taglia della vostra mano e preferite una gomma più morbida per il comfort. Alcuni marchi (come Specialized) producono manopole con solo un bullone interno, particolarmente piacevole se correte senza guanti.

Posizione freni
Le bici escono dalla fabbrica o dal rivenditore con tutti i comandi compressi verso il bordo interno della manopola. Ciò conferisce ordine, ma riduce la possibilità di usare i comandi al massimo potenziale. Per esempio, vi forza a schiacciare la leva del freno vicino al suo perno. Spostate le leve all’interno così che le dita per frenare usino gli ultimi 3 cm della leva. Questo vi dà la massima azione della leva e un controllo migliore della morsa.

Distanza leve
Risulta essere fondamentale che possiate raggiungere facilmente le leve con le dita. Molti freni sono settati con le leve completamente esterne, ciò significa che mani piccole faticheranno a raggiungerle. Molti modelli hanno una regolazione per una chiave a brugola da 2 o 2,5 mm vicino al perno della leva, che va utilizzata per regolare la posizione di riposo della leva. Dedicate un po’ di tempo a questa regolazione per trovare la posizione ottimale.

Angolazione leve
Potete regolare l’angolo delle leve dei freni allentando i bulloni e stringendo la chiusura attorno al manubrio. Per prevenire tensione ai polsi, regolate i freni in modo che la leva cada più o meno in linea con l’angolo delle vostre braccia quando vi sedete in sella. I corridori che fanno molte discese potrebbero voler posizionare le leve più in alto, vicino all’orizzontale, perché spesso si trovano più indietro rispetto alla normale posizione in sella.

Comandi
Spostate i manettini delle marce su una posizione del manubrio dove potete accedere facilmente alle levette senza che queste blocchino le leve dei freni. Controllate spingendo le levette per tutto il loro completo arco di movimento.

Regolazione Gripshift
La popolarità del Gripshift può anche essere in calo, ma è ancora un ottimo sistema di comando del cambio. Assicuratevi che l’alloggiamento di plastica del cambio non ostacoli l’azione della leva del freno. Correggete l’eventuale problema distanziando il Gripshift di pochi millimetri. Controllate anche che il cambio sia ben attaccato al manubrio e che sia orientato in modo che tutte le marce siano selezionabili con una sola rotazione della mano.

Applicazione di pasta al carbonio
La fibra di carbonio è un materiale molto resistente ma può essere anche fragile se trattato nella maniera sbagliata. Dura tanto se proteggerete il manubrio usando una pasta specifica, che agisce come un grasso ma ha una composizione microscopica di milioni di piccole palline sintetiche che aiutano a ridurre lo spazio nella chiusura dell’attacco manubrio, riducendo così le possibilità di danneggiamento o rottura.

Come Scegliere una Bici per una Donna

Le cicliste hanno ormai più scelta che mai, quando si tratta di comprare una bici, perché le opzioni per il gentil sesso si stanno facendo sempre più ricche e interessanti. Non c’è una definizione univoca di “bicicletta femminile”, ma la differenza principale tra quelle da donna e le unisex sta nella geometria, come spiega Neil Atkinson di British Cycling. “Le biciclette da donna hanno una geometria fatta apposta, più adatta a quel che i produttori ritengono sia un generico corpo femminile, cioè più basso, con braccia più corte e gambe più lunghe”, afferma. “Questo significa che il tubo superiore sarà più corto, l’angolo della sella sarà più pronunciato e il reggisella sarà più corto, il che riduce in generale la lunghezza della struttura, e risulta in una bicicletta meno allungata. Componenti come le manopole, le pedivelle e perfino le ruote possono essere più piccole, per adeguarsi a cicliste più minute”. la scelta è vostra Comunque, il semplice fatto che una bicicletta sia considerata “da donna” non significa che sia quella giusta per voi. Dopotutto, non tutte le donne sono uguali, quindi potreste trovare più comoda una bici unisex, soprattutto, come dice Neil, se siete piuttosto alte o, considerando il fatto che le biciclette da donna costringono a pedalare in posizione più eretta, se volete una postura più aggressiva o da corsa. L’allenatrice di ciclismo e fisioterapista della squadra di triathlon della Nuova Zelanda Louisa Edmonston afferma che la chiave per avere una bicicletta adatta al proprio corpo è sceglierla delle giuste misure, a prescindere dal fatto che sia da donna o unisex. “Dopodiché, ci sono molti cambiamenti che si possono effettuare, riguardo alle dimensioni e alla lunghezza delle componenti, in modo che la bici sia adatta a chi deve usarla”, commenta. Neil raccomanda di scegliere un settaggio professionale, ma spiega anche che, quando si provano delle bici unisex, è importante non sentirsi troppo allungati, anche quando l’altezza della sella si può regolare correttamente. “Se si è troppo tesi in sella, si possono causare problemi al fisico, tra cui dolori alla parte lombare della schiena, poca spinta e difficoltà nella gestione del mezzo”. Inoltre, avverte che limitarsi a ridurre una struttura unisex può causare problemi, perché la punta del piede del ciclista, al massimo della spinta in avanti, può colpire la ruota anteriore. Altri problemi piuttosto comuni che le donne si trovano ad avere con le bici unisex includono selle scomode e difficoltà a raggiungere i freni, a causa delle mani più piccole. Ma, come dice Louisa, si può scegliere una struttura delle giuste dimensioni e sistemarne i dettagli. Dunque, se avete scelto di comprare una bici unisex, o volete sistemarne una che è già in vostro possesso, ecco sei semplici cambiamenti che Neil e Louisa raccomandano di fare, per migliorare la performance e la comodità.

Sella
“I dolori causati dalla sella delle bici sono stati così comuni alle atlete che facevano parte della squadra ciclistica britannica durante gli allenamenti per le Olimpiadi di Londra del 2012 che si sono dovute creare delle specifiche selle personalizzate per ognuna di loro”, racconta Neil. Se la sella è scomoda, può causare dolore durante la pedalata, costringendovi a cambiare continuamente posizione e impedendovi di concentrare l’energia nella pedalata. Magari non potete permettervi una sella costruita su misura, ma potete cambiarla con un modello specificamente pensato per le donne. Sceglietene una con la parte anteriore divisa, poiché limiterà la pressione, ma comunque trovare la sella giusta è una questione personale, quindi provatene diverse prima di comprarla.

Reggisella
Se il reggisella è rivolto all’indietro, potete rigirarlo, così da rendere più acuto l’angolo della sella e permettere “accorciare” di fatto la bici. Attenzione, però, perché vi sposterete in avanti rispetto alla guarnitura, il che potrebbe rendere meno efficace la vostra pedalata, o crearvi problemi, a lungo andare, a carico delle ginocchia.

Tubo del manubrio
Le donne hanno di solito il torso più corto rispetto agli uomini, il che comporta una presa difficoltosa, troppo in avanti o troppo in basso, sulle manopole. Questo può causare dolore al collo, ai polsi o alla zona lombare. Inserire un tubo sterzo più corto è semplice ed economico. Tuttavia, evitate di scendere oltre gli 80 mm, o sarà difficile governare la bici.

Larghezza del manubrio
Per avere un controllo perfetto e la massima comodità, la sbarra dello sterzo deve avere più o meno la stessa larghezza delle vostre spalle. Un buon modo per cominciare è misurare la lunghezza tra le due protuberanze ossee sul davanti delle spalle, e aggiungerci un paio di centimetri, così che le braccia si possano allargare in modo naturale.

Pedivelle
Delle pedivelle più corte possono essere una soluzione se vi trovate a toccare la ruota anteriore con la punta dei piedi. Inoltre, se siete minute, potreste scoprire che delle pedivelle più corte sono più facili da far girare, e affaticherete meno anche polsi e mani. La Shimano produce delle pedivelle regolabili e la Specialized vende semplici anelli che riducono la distanza dalle pedivelle.